Studi scientifici
La ricerca è una componente essenziale del processo di rielaborazione e un’importante esigenza delle persone interessate. Dimostra come mai esistevano misure coercitive a scopo assistenziale o collocamenti extrafamiliari, chi li ordinava e come venivano attuati. Gli studi scientifici aiutano a comprendere l’ingiustizia subita e le sue conseguenze.
Uno sguardo critico alle misure coercitive a scopo assistenziale
Già all’inizio del XX secolo furono pubblicati studi scientifici sulle misure coercitive a scopo assistenziale e sui collocamenti extrafamiliari. Questi studi, però, consideravano quasi sempre le persone interessate come oggetti e finivano piuttosto per giustificare le misure coercitive applicate. Solo a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso gli studi scientifici hanno iniziato ad analizzare queste misure in modo critico. Oggi approfondiscono il tema diverse discipline: dalla storia e dalle scienze sociali al lavoro sociale, fino alla psicologia e al diritto. I punti di vista e le esperienze delle persone interessate sono un bagaglio di conoscenze importante e confluiscono nella ricerca. Gli approcci partecipativi diventano sempre più rilevanti. Le persone interessate collaborano attivamente al processo di ricerca e contribuiscono a identificare gli aspetti da approfondire.
Diversi campi di ricerca
La ricerca sulle misure coercitive a scopo assistenziale si concentra spesso su gruppi specifici di persone interessate. Fin da subito, per esempio, si è studiato come l’opera assistenziale «Bambini della strada» della Fondazione Pro Juventute interveniva nella vita delle famiglie Jenisch. Un altro campo di ricerca a sé stante è stato quello degli studi sull’eugenetica e la coercizione in psichiatria e nell’ambito della tutela. Più tardi si è arrivati a temi come quello dei bambini in appalto, delle case di educazione o dell’internamento amministrativo di persone adulte in «istituti di educazione al lavoro». Oggi il campo si è allargato ai collocamenti negli «ospizi per i poveri», alle adozioni forzate nazionali e internazionali o alle conseguenze dello statuto di lavoratrici e di lavoratori stagionali per le famiglie, le loro figlie e i loro figli.
Bambini piccoli sulla terrazza della casa di riposo Alpenblick a Hergiswil.
Il personale era poco e i bambini piccoli da accudire erano molti. A partire dagli anni ‘60, le infermiere e le studentesse di infermieristica cercarono di mettere in pratica le conoscenze acquisite grazie alle ricerche dell’«Istituto per l'igiene mentale nell'infanzia», fondato nel 1957 dalla psichiatra infantile e ricercatrice Marie Meierhofer, al fine di migliorare le condizioni di assistenza.
Immagine: privato
Madre jenica con bambino
L'intervento dello Stato nelle famiglie jeniche tramite l'«Opera assistenziale per i bambini della strada di campagna» (Hilfswerk für die Kinder der Landstrasse) della fondazione Pro Juventute è stato massiccio. Questi interventi sono stati oggetto di studi scientifici già in tempi recenti.
Immagine: Hans Staub. Fonte: 1978.999.559, © Hans Staub / Fotostiftung Schweiz.
Interni della clinica psichiatrica Waldau o Münsingen nel 1948
La foto è stata scattata presumibilmente nel 1948 da Walter Nydegger per il Consiglio di Stato bernese. La ricerca sulla storia della psichiatria rappresenta un importante campo di indagine nell'ambito del lavoro di elaborazione delle misure coercitive a scopo assistenziale e dei collocamenti extrafamiliari.
Immagine: Walter Nydegger. Fonte: Innenansichten der Psychiatrischen Kliniken Waldau und Münsigen für den Regierungsrat, 1948, Staatsarchiv des Kantons Bern, StABE FN Nydegger 1096, Nr. 11.
Piantagione di patate nell'Entlebuch, Romoos, 1941
I bambini collocati in servizio e quelli ospitati negli istituti erano spesso costretti a svolgere lavori pesanti e subivano violenze, sfruttamento e abbandono. La ricerca interdisciplinare sulla storia di questi bambini è molto ampia.
Immagine: Theo Frey. Fonte: 2007.55.037, © Theo Frey / Fotostiftung Schweiz.
Dal 2010 circa, sono comparsi studi concentrati su singoli Cantoni e comuni. Anche diverse istituzioni hanno iniziato sempre di più a proporre studi scientifici sul proprio passato. A livello nazionale, già tra il 2003 e il 2007 il Programma nazionale di ricerca PNR 51 «Integrazione ed esclusione» si è occupato di processi di emarginazione sociale, rilevanti anche per le misure coercitive a scopo assistenziale. Più avanti, tra il 2014 e il 2019, la Commissione peritale indipendente (CPI) si è occupata di internamenti amministrativi, ossia di collocamenti extragiudiziali in «istituti di rieducazione al lavoro» e simili. A questi studi si riallaccia il Programma nazionale di ricerca PNR 76 «Assistenza e coercizione» (2017–2024), che approfondisce anche le conseguenze a lungo termine delle misure coercitive a scopo assistenziale e l’applicazione attuale della coercizione in ambito sociale. Anche le Chiese nazionali hanno iniziato a riflettere sulla loro partecipazione alle misure coercitive a scopo assistenziale.
Significato degli studi scientifici
La ricerca sulle misure coercitive a scopo assistenziale e i collocamenti extrafamiliari dimostra quanto le misure erano integrate nella politica sociale svizzera fino a ben oltre la seconda metà del XX secolo. Per il XIX e il XX secolo si parla di diverse centinaia di migliaia di persone interessate.
Gli studi scientifici sono fondamentali per il processo di rielaborazione della società. Forniscono la base empirica per il riconoscimento politico e contribuiscono a cambiare la mentalità collettiva e a instaurare una cultura della memoria che coinvolge tutte e tutti noi. Inoltre, mettono in discussione la narrazione storica tradizionale e ridimensionano l’idea di una Svizzera particolarmente progressista e democratica. La ricerca, poi, solleva sempre nuove domande. Osserva gli argomenti da nuovi punti di vista e stimola con le sue risposte una riflessione critica sullo Stato di diritto e sulle pratiche attuali in ambito sociale e nell’ambito della tutela dei bambini e degli adulti.