Atti e consultazione degli atti
Gli atti sono molto importanti per gli studi scientifici sulle misure coercitive a scopo assistenziale e sui collocamenti extrafamiliari. Gli atti, insieme alle testimonianze delle persone interessate, sono una fonte cruciale di informazioni per la ricerca, perché permettono di studiare le pratiche di autorità, tribunali e istituzioni. Anche le persone interessate hanno il diritto di consultare gli atti che le riguardano. Se presentano una richiesta per ricevere un contributo di solidarietà all’Ufficio federale della giustizia, per esempio, possono utilizzare gli atti per dimostrare l’ingiustizia subita.
Basi legali della consultazione degli atti
Per quanto riguarda le misure coercitive a scopo assistenziale e i collocamenti extrafamiliari prima del 1981, il diritto alla consultazione degli atti è regolato dalla LMCCE del 2017. Tra le basi per la consultazione degli atti troviamo anche le leggi sull’archiviazione e la protezione dei dati della Confederazione e dei Cantoni. La LMCCE prevede che i servizi di contatto cantonali e gli archivi aiutino le persone interessate nella ricerca degli atti che le riguardano. Le persone interessate devono avere un accesso semplice e gratuito ai loro atti. Hanno anche il diritto di inserire una «nota di contestazione» se vogliono precisare che alcuni contenuti sono inesatti. Anche i congiunti possono consultare gli atti se la persona interessata è d’accordo o è già deceduta. La LMCCE prevede inoltre l’obbligo di conservare gli atti sulle misure coercitive a scopo assistenziale e sui collocamenti extrafamiliari.
Opportunità e rischi della consultazione degli atti per le persone interessate
Le persone interessate chiedono di consultare i propri atti per diversi motivi. Alcune vogliono saperne di più sul loro passato, altre cercano i loro congiunti o vorrebbero sapere chi le ha separate dalla famiglia o perché non sono state ascoltate. Gli atti, a volte, sono l’unica testimonianza concreta della loro infanzia. Gli atti possono contenere anche importanti informazioni biografiche.
Per molte persone interessate, però, la consultazione degli atti è un’arma a doppio taglio. La lettura richiede tempo e spesso è difficile trovare il filo del discorso in centinaia di pagine di atti. Nel caso di alcune persone interessate, sono stati conservati solo pochi atti e il quadro resta incompleto. Inoltre, molte procedure sono poco chiare e la ricostruzione del contesto risulta molto faticosa. I contenuti e il volume degli atti possono essere molto diversi a seconda di chi li ha compilati all’epoca. Nella maggior parte dei casi, gli atti sono conservati in posti diversi ed è necessario accorparli. Nelle copie rilasciate da archivi o altre istituzioni, a volte può capitare che nomi o interi passaggi siano coperti da una barra nera, e quindi non siano visibili, per proteggere gli interessi di persone terze. Perciò è importante ricevere una spiegazione sulle copie degli atti a disposizione.
Infine, gli atti possono contenere giudizi dispregiativi nei confronti delle persone interessate. Alcune sono descritte come «psicopatiche» e «dementi», altre accusate di essere «bugiarde patologiche» o, soprattutto nel caso delle giovani donne, un «pericolo per la morale». Questi giudizi possono far male anche a decenni di distanza e scatenare la paura di poter essere di nuovo vittime di misure da parte delle autorità. La ricerca ha inoltre dimostrato che la lettura di un linguaggio così violento può far rivivere il trauma sofferto. Per questo è importante che la persona interessata sia accompagnata da congiunti, specialisti o servizi di contatto.
Stigmatizzazione e discriminazione nella compilazione degli atti
Gli atti erano e sono ancora oggi un importante strumento amministrativo. Da un lato garantiscono la certezza del diritto, perché permettono di risalire alle azioni intraprese dallo Stato e alle decisioni prese dalle autorità. Dall’altro, però, gli atti possono anche contribuire a stigmatizzare le persone interessate con affermazioni discriminanti e negative nei loro confronti. Questo può portare a gravi discriminazioni, come l’ordine ingiustificato di una curatela. Non solo gli atti rispecchiano le pratiche adottate ma creano anche realtà. Rappresentavano la base per decisioni in grado di cambiare la vita delle persone. Le decisioni delle autorità di tutela o dei tribunali competenti all’epoca, per esempio, si basavano a loro volta soprattutto sulle relazioni di altri uffici coinvolti o sulle osservazioni di pubblici ufficiali, ripetute anche senza mai preoccuparsi di ascoltare la persona interessata.
Amministrativo o il fantasma verde. Witzwiler Illustrierte, 1° anno, dicembre 1929.
Un artista internato racconta con vivaci caricature la vita quotidiana nel manicomio criminale di Witzwil. Si tratta probabilmente di Emil Rudolf Neuenschwander, che fu più volte internato per «condotta dissoluta».
Immagine: probabilmente Emil Rudolph Neuenschwander. Fonte: Witzwiler-Illustrierte (Vorlagen, Arbeiten von Gefangenen), Jahrgang 1, Dezember 1929, Staatsarchiv des Kantons Bern, BB 4.2.248.
Decisione di sottrazione a titolo di tutela dell'Ufficio di custodia cantonale di Berna, 1972, pagina 1.
Fonte: privato.
Decisione di sottrazione a titolo di tutela dell'Ufficio di custodia cantonale di Berna, 1972, pagina 2.
Fonte: privato.
Decisione di sottrazione a titolo di tutela dell'Ufficio di custodia cantonale di Berna, 1972, pagina 3.
Fonte: privato.
Lettera di una madre, 1945.
Trascrizione di una lettera di una madre il cui figlio era stato collocato a servizio. e poi era morto.
Disturbi nervosi e malattie mentali nei bambini. 1930.
Serie di diapositive sul tema della cura dei neonati. “Alcolismo nel padre, disturbi nervosi e malattie mentali nei figli. Sono stati inclusi nello studio solo quei genitori che non soffrivano di disturbi cronici”. Grafico relativo ai “disturbi nervosi e alle malattie mentali nei figli in %” in funzione del “consumo di alcol del padre”.
Immagine: F 5146-Gb-04-016, Schweizerisches Sozialarchiv
Negli atti che circolavano tra autorità, curatrici e curatori e istituti, un sospetto diventava subito un fatto. Questo succedeva anche perché il diritto alla consultazione degli atti era applicato per tanto tempo in modo restrittivo. Era raro poter correggere dichiarazioni negative o ipotesi, perché le persone interessate non sapevano cosa dicessero di loro gli atti. Al tempo stesso «accompagnavano» involontariamente e spesso inconsapevolmente gli atti da un ufficio all’altro. E da un momento all’altro, questi atti potevano diventare rilevanti.
L’evoluzione dell’accesso agli atti
Oggi ogni persona ha il diritto di consultare atti o documenti ufficiali che la riguardano. Questo ha lo scopo di garantire la trasparenza e la tracciabilità delle attività dell’amministrazione. Gli atti che contengono informazioni personali sono soggetti a regole specifiche per la protezione dei dati. Se una persona terza desidera accedere a un atto, ha bisogno di una motivazione e, in molti casi, anche del consenso della persona interessata.
In passato la protezione dei dati personali veniva fatta valere anche per impedire o limitare le ricerche. Anche molte persone interessate che cercavano una risposta a domande sulla propria storia di vita hanno sbattuto per decenni contro una porta chiusa. Solo recentemente sono state istituite basi legali per regolamentare la gestione e la consultazione degli atti. Il diritto alla consultazione degli atti vale per le procedure civili, penali e amministrative. Fa parte del diritto di essere sentiti ed è garantito dalla Costituzione federale.
Ciò nonostante, anche oggi le persone interessate possono incontrare difficoltà quando chiedono di consultare gli atti. La richiesta di consultazione può essere respinta, oppure può capitare di sentirsi dire che non esiste più nessun atto. In questo caso è importante pretendere una giustificazione scritta e chiedere aiuto a un servizio di contatto cantonale o agli archivi di Stato. Forse gli atti sono stati davvero distrutti. Magari, però, i fondi d’archivio non sono semplicemente ancora stati catalogati, o non si conosce a sufficienza la terminologia dell’epoca. In casi come questi, gli archivi di Stato sono disponibili a presentare richieste presso autorità comunali e istituzioni private per conto delle persone interessate, fornire chiarimenti sulle basi legali e spiegazioni se mancano atti o se il quadro è incompleto.